Alcuni stefanesi ebbero particolare importanza nella nostra comunità; fra questi ricordiamo Mons. Giovanni Sergio (1766-1827). Compì gli studi al seminario di Cefalù, poco dopo l’ordinazione presbiterale fu eletto vicario e successivamente divenne primo arciprete di Santo Stefano.
Nel 1806 ebbe il privilegio di ospitare il re Ferdinando di Borbone, in occasione di tale incontro l’arciprete Sergio riscosse nei suoi regali ospiti una tale stima, da essere proposto alla Santa Sede per dignità episcopale, infatti il re di Napoli godeva dello “ius praesentationis”, cioè il diritto di presentare alla Santa Sede i nomi dei candidati alle sedi vescovili del regno.
La segnalazione ebbe attuazione nel 1814, quando la caduta di Napoleone consentì il rientro a Roma del papa Pio VII, il quale nominò vescovo di Cefalù mons. Sergio.
Si deve a mons. Sergio la riedificazione su un precedente e ben più modesto edificio della chiesa del Calvario, ricca di pitture e di stucchi, dedicata alla Vergine Addolorata.
Da una famiglia, di provata fedeltà alla dinastia dei borbonica, provengono il dott. Cristoforo Florena (1809-1864), che nella rivoluzione del 1848 fu eletto deputato alla camera dei comuni del Parlamento Siciliano e il di lui figlio, avv. Filippo (1840-1915) che per ben 40 anni e per 11 legislature fu deputato al Parlamento e poi senatore del regno d’Italia.
Alla caduta della monarchia sabauda ed il regime fascista e nella nuova Italia repubblicana e democratica non mancarono figli di Santo Stefano che si distinsero nel servire lo Stato in posti di prestigio e di responsabilità.
Si possono annoverare fra essi l’ing. Arcangelo Florena (1892-1971) che, dopo avere percorso fino i più alti gradi la carriera direttiva nelle ferrovie dello Stato, fu per molti anni e fino alla morte senatore della Repubblica, proveniente dalle file della democrazia cristiana e per qualche tempo anche sottosegretario del ministero dei trasporti.
Al partito comunista italiano appartenne fin da giovanissimo l’avv. Nino Piscitello (1926-1978), distintosi subito dopo la liberazione nelle lotte contadine contro i latifondisti. Ebbe incarichi di notevole importanza nell’organizzazione interna del partito di appartenenza e fu deputato eletto nella circoscrizione della Sicilia Orientale e successivamente fino alla morte senatore della Repubblica, eletto nel collegio di Siracusa.