Chiese e parrocchie del comune di San Pier Niceto (ME)


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...le Chiese

Duomo
La più importante Chiesa di S. Pier Niceto è la Chiesa Madre ubicata in Piazza Duomo e costruita dal “Presbiter Basilius” (cappellano di rito greco, il quale pagava una decima tarì una) risale al XVI sec. (1581) e fu elevata a Parrocchia autonoma il 02/09/1890. L a chiesa è a pianta di Croce Latina, con tre navate e transetto abside quadrangolare. Nelle navate laterali sono site sei nicchie nelle quali sono allocati sei altari, dedicati ad un titolo di Santo o della B.V. Maria.
Altri tre altari si trovano nel transetto, due dei quali sono dedicati ai patroni della Parrocchia, cioè alla B.V. Maria di Monserrato ed a San Pietro: si tratta di statue scolpite in marmo bianco di scuola Gaginesca, realizzate in altezza naturale, poggiate su un basamento dello stesso materiale, dove sono raffigurate scene della loro vita; mentre il terzo altare o Altare Maggiore serve per la custodia del Sacramento; tali altari risalenti al 1870 sostituirono quelli barocchi. All’interno della Chiesa vi sono diversi dipinti di notevole interesse artistico.
Entrando a destra nella prima cappella laterale troviamo un dipinto di S.S. Cosma e Damiano Martiri.

La scena è ambientata in un interno. La penombra dell’angusto locale è interrotta da un fascio di luce proveniente da sinistra. Al di là del rigido accademismo dei due Santi, è possibile individuare spunti interessanti nelle figure appena abbozzate dello sfondo e della natura morta di utensili e vasellame sulla destra.
Una sincera vena sentimentale si coglie nella figura del bambino addormentato, che s’intravede appena in grembo alla donna con l’esotico turbante a righe (particolare caro a tanta pittura dell’800) e nel tenero abbraccio del vecchio malato e del bambino, al centro. La tela è di Luis Queriaux datato 1875.
· La seconda Cappella è dedicata alla B.V. Maria della Mercede: la pala d’altare raffigura la Vergine tra Santi e Vescovi, vi è un cartiglio nascosto alla vista con la scritta datata 1759.

· La terza Cappella è dedicata allo Spirito Santo ed è firmata da Nicolò Mazzagatti in data 1797. Il pittore lavorò a Messina ed in Provincia nella seconda metà del ‘700, periodo questo praticamente privo di personalità di spicco in campo artistico, essendo state per la maggior parte falcidiate dalla terribile peste del 1743.

La discesa dello Spirito Santo è prodotto assai modesto dell’artista locale con qualità mediocrissima dei dipinti che traducono in forme sgrammaticate moduli compositivi tardo-barocchi.

· Nel Transetto vi è collocato un quadro di S. Antonio Abate. Il quadro apparteneva alla Chiesa delle Anime Purganti (o Chiesa di S. Antonio) e fu commissionato il 31/12/1880 dietro pagamento di un acconto al pittore Luigi Queriaux, come si rileva dalla lettura degli esiti di questa chiesa. Fu poi eseguito e trasportato da Messina a S. Pier Niceto nel 1881. La tela raffigura l’anacoreta S. Antonio raccolto in preghiera e folgorato dalla luminosissima apparizione del Redentore tra gli angeli. E’ l’ultima delle opere eseguite dal pittore per il paese. Il dipinto con S. Antonio non è immune da un certo carattere convenzionalmente devozionale, ma si riscatta per il contrasto luministico che rende l’effetto dell’evento miracoloso e per la grafia sottile che definisce certi particolari come la testa del Santo stesso ed il bel brano di natura morta sulla sinistra.

· Entrando a sinistra troviamo il busto in terracotta di S. Francesco di Paola. Esso proviene probabilmente dalla Chiesa di S. Francesco di Paola attualmente chiusa al culto. Il S. Francesco è stato attribuito in passato a Vincenzo Gagini sulla base della somiglianza con opere raffiguranti il medesimo soggetto, eseguite dallo scultore a Palermo per la Chiesa di S. Oliva, per il Convento della Vittoria e per il Monastero dei sette Angeli. L’attribuzione potrebbe essere stata incoraggiata dalle parole di un autorevole studioso come Gioacchino di Marzo, che di queste opere fa una precisa descrizione calzante con talune caratteristiche salienti del S. Francesco di S. Pier Niceto: “in creta, lo scultore Vincenzo Gagini, modellò tre mezze figure al naturale di S. Francesco di Paola, venerando nell’aspetto senile e piissimo e poggiantesi ad un bastone, con profondo sentimento di sublime pietà”.

L’analisi stilistica rivela che l’opera non è ascrivibile al XVI sec. ma piuttosto al secolo successivo. L’inclinazione dell’asse compositivo a destra che rende la figura incombente sul riguardante, la realistica resa del nodoso bastone, delle mani del vecchio Santo con le vene in risalto ed infine la carica espressiva ( ed al contempo patetica) e la forte caratterizzazione del volto, tutti espedienti che mirano a coinvolgere emotivamente il fedele, sono tipici della cultura seicentesca (sebbene qui nella sua accezione più schiettamente popolaresca).

· Sul primo altare della navata sinistra è collocata la tela di S. Leonardo Abate raffigurante il Santo in atto di liberare gli schiavi firmata da Nicolò Mazzagatti nel 1797. Anche in questo caso vale quanto detto per la tela raffigurante la Discesa dello Spirito Santo.

· Il secondo altare è dedicato a l’Immacolata, contiene una tela raffigurante S. Francesco d’Assisi prono innanzi alla B. V. Maria sotto lo sguardo del Padre Eterno. Lo stato di conservazione è pessimo. Al dipinto è stata resecata una parte, in basso, per permettere l’inserimento del piedistallo di una statua. Presenta in oltre una ridipintura nel registro superiore e cadute di colore che rendono poco leggibile il suo aspetto originario; tuttavia si notano la finezza esecutiva di particolari come le mani dell’Immacolata o il volto di S. Francesco e la morbida resa dei panneggi. Non si conosce l’autore di quest’opera databile approssimativamente tra la fine del ‘600 e l’inizio del ‘700.

· Il terzo altare è dedicato alla B.V. Idria, titolo greco che significa indicatrice del cammino. La statua marmorea è stata collocata nella sacrestia, al suo posto è momentaneamente situata la statua di S. Francesco d’Assise proveniente dalla Chiesa di S. Francesco di Paola.

· Alla destra del transetto si trova un grande dipinto attribuito ad Alonso Rodriquez, raffigurante la S.S Trinità con la B.V. Maria e San Gregorio Magno con cui viene rivelato il beneficio delle Messe dette “Gregoriane”, (ovvero ciclo di 30 Messe consecutive per l’anima di un defunto che sarebbe stato liberato dalle pene del purgatorio). Tutto ciò è realisticamente raffigurato con movimento ascendente di un’anima afferrata da un angelo che la libera dalle fiamme del purgatorio; il quadro risalente alla fine del 600 è stato restaurato nel 1988/89.

· Di fronte si trova una tela di piccole dimensioni raffigurante S. Giovanni nepomuceno martire di origine ungherese, risalente al 700.

· Per tutta la chiesa si trova la Via Crucis con 13 quadretti dipinti su tavola da Paolo Parisi (1817) restaurati nel 1992 a cura della comunità parrocchiale con la sponsorizzazione della C.C.R.V.E. di Palermo.

· L’abside quadrangolare contiene un coro ligneo scolpito ed intarsiato a 19 scranni quale giovava per l’officiatura dei preti dell’arcipretura che in passato erano numerosissimi.

Sopra il coro vi sono affreschi di Nicolò Mazzagatti (fine 700) raffiguranti scene della vita del Patrono S. Pietro, artisticamente incastonati in stucchi barocchi.

· Il fonte Battesimale è del tardo seicento ed è ravvivato da marmi policromi ad intarsio.

· Esistono nella Chiesa tre pile per l’acqua in marmo, una bianca ornata e scolpita, risalente al tardo quattrocento che ha la base decorata con angeli ed è sostenuta da una colonnina scanalata. Le altre due sono in marmo di San Marco, una rossa ed una grigia di semplice fattura.

· Nella Sacrestia si trova un grande mobile in noce (attualmente in cattive condizioni, necessita di un intervento di restauro) riccamente scolpito in stile barocco datato 1684 misura m. 8 x m. 4. Esso viene utilizzato per conservare paramenti ed oggetti sacri, la facciata è divisa in tre parti scolpite a mano: nella fascia inferiore si aprono cassetti ed ante, nella seconda sono scolpiti alcuni martiri della Chiesa: Santa Cecilia, San Francesco, Sant’Agata, Santa Lucia, San Benedetto, il centurione, ecc…, in quella superiore sono rappresentati, visi, fiori, frutti e foglie.

· Sempre nella Chiesa Madre vi è collocato l’archivio storico dotato di oltre 165 volumi suddivisi in volumi di registro (a partire dal 1551), i quali contengono gli atti di Battesimo, matrimonio, cresima ed i bandi che sostituivano le attuali pubblicazioni, ed atti notarili (a partire dalla fine del 500) rilegati in volumi chiamati “Giuliana”, i quali comprendono atti di compra-vendita, affitto, controversie, ecc…

Vi sono pure i registri dei defunti, tra l’altro una parte dell’archivio storico comprende i volumi d’amministrazione dell’entrata e uscita di tutte le Chiese di S. Pier Niceto.

Da questi libri si evince che all’epoca nei terreni della Chiesa erano praticati la coltivazione del tabacco e la lavorazione della seta e del lino.

In questa chiesa, anticamente, trovavano sepoltura i poveri e i disgraziati.

San Francesco di Paola
La chiesa di San Francesco di Paola ed il convento dei minimi intitolato a Santa Maria Maggiore furono fondati nel 1634 per volere di Flavia Moncada, moglie del principe Giuseppe Moncada. I resti del convento, del quale è stato riportato alla luce solo un arco in muratura, nell'atrio comunale, sono oggi inglobati nella costruzione che ospita il municipio. La chiesa fu probabilmente ultimata nel 1721 come si legge nel cartiglio posto sopra il portale.La facciata Romanica si presenta molto lineare, si evidenziano solo due semplici paraste laterali ed in alto è chiusa dagli spioventi del tetto a capanna. All'asse centrale corrispondono la monofora rettangolare e l'oculo semplicissimo. Alla semplicità del prospetto si contrappone la bellissima scalinata, realizzata in mischio di Taormina, ai cui lati vi sono due piedistalli dove forse dovevano prendere posto due statue. Sul lato sinistro della chiesa è addossato il campanile ricostruito nel 1926 a seguito del terremoto del 1908. Alla semplicità dell'esterno fa riscontro un interno ricco di elementi ornamentali sia plastici che pittorici. La chiesa è ad unica navata, sopra l'ingresso vi è la cantoria sagomata. Alle pareti laterali sono addossati quattro altari, di questi uno dedicato alla Santa Croce, uno a Santa Chiara d'Assisi, di cui rimane la tela ed uno alla Madonna Assunta la cui statua è stata trafugata. Alla chiesa di San Francesco di Paola apparteneva anche il titolo di San Francesco d'Assisi, infatti la statua è oggi collocata nella chiesa di San Antonio, mentre altre statue sono state trasferite nella chiesa Madre. Sulla parete sinistra si trova un pulpito in muratura che sostituisce l'originale in legno. La zona presbiteriale, delimitata dall'arco trionfale, è dominata dal plastico altare maggiore in pietra di Taormina e verde di Trapani. L'elemento che conferisce effetto scenografico all'altare è il solenne postergale architravato con ai lati coppie di colonne con capitelli composti. Festoni di frutta e fiori inquadrano la cornice intagliata in legno dorato che ospitava la manta d'argento di San Francesco. Sul tabernacolo un tronetto in legno scolpito ed intagliato ornato da colonnine tortili e sormontato da un fastigio a volute vegetali stilizzate. Di notevole interesse artistico sono gli affreschi della volta e delle pareti firmati e datati "Litterius Palatino 1726". Di essi rimane solo una parte in quanto danneggiati. Al centro della volta absidale è la Trinità, ai margini troviamo la figura dei Putti e degli Angeli. Della scena con l'apoteosi di San Francesco, nella quale il Santo riceve dal Signore il premio delle sue virtù, non rimane che il gruppo delle virtù femminili rappresentate da aggraziate figure in un cielo azzurrino. Sulle pareti laterali dell'abside sono le scene con episodi della vita del Santo. Sulla parete sinistra l'episodio del miracolo della moneta spezzata nel quale il Santo, raffigurato nell'atto di spezzare una moneta di fronte al re di Napoli, fa colare con grande meraviglia dei presenti il sangue dei cittadini segno dell'oppressione del re verso il popolo. Sulla parete destra rimane solo un brandello dell'episodio del Bambino risorto. Sulla cantoria, invece, troviamo narrato l'episodio del Santo che attraversa lo stretto sul suo mantello. Chiesa e convento fin dalla fondazione furono di proprietà della chiesa fino al 1866, quando per le leggi soppressive delle corporazioni religiose, divenne demanio dello Stato ed i locali del Convento furono adibiti ad uffici comunali e ad aule scolastiche. Officiata dal clero locale fino al 1950, quando per omesse opere di manutenzione venne chiusa al culto. L'iter di retrocessione e consegna inizia nel 1932 e nel 1947 la giunta municipale consegna la chiesa con annesse due aule a condizione che queste restino in uso al comune. Le vicende riguardanti la proprietà della Chiesa di San Francesco di Paola sembrano concludersi nel 1988 con una ordinanza della prefettura di Messina.Nel 1994 l'amministrazione comunale comunica la chiusura dell'accesso tra i locali municipale e la torre campanaria e le operazioni di consegna definitive avvengono il 18 ottobre 1995 alla presenza delle parti interessate.
La Chiesa è stata riaperta al culto il 17/10/2010.

 
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